mercoledì 23 aprile 2014

Adriana Dragoni - Lo spazio a 4 dimensioni nell'Arte Napoletana





IL LIBRO-CAPOLAVORO DI ADRIANA DRAGONI 

E QUELLE PROSPETTIVE NAPOLETANE



Quand’è che un libro potrebbe essere definito un capolavoro? Quando ti appassiona con un carico di idee e di notizie dalla prima all’ultima pagina e quando queste idee e queste notizie sono nuove e geniali. E’ questa la cosa più semplice che si possa dire per il libro appena pubblicato dalla professoressa Adriana Dragoni (“Lo spazio a 4 dimensioni nell’arte napoletana. La scoperta di una prospettiva spazio-tempo”, Pironti Editore) e possiamo tranquillamente mettere da parte l’antico rapporto di amicizia che ci lega ad Adriana e che lega Adriana ai temi della nostra memoria storica fin da quando, nella nostra vecchia sede di via Gerolomini, ci aggiornava sui suoi studi. 
Arte, architettura, filosofia, matematica, geometria, letteratura, cartografia, ricordi personali, spunti da giallo internazionale, il fascino di una grande scoperta e, su tutto, un amore, un amore profondo per Napoli. Una città capace di trasmettere il suo DNA a chiunque l’abbia avvicinata o anche solo sfiorata con curiosità, rispetto e affetto. C’è tutto in questo libro, con un filo rosso che lega Parmenide a Vico, Vico a… Maradona. E la geniale teoria dell’unione di spazio e tempo nelle vedute di Napoli è atto d’amore per questa città ma anche presa d’atto della forza di una città che non è stata mai e non è mai una città “ordinaria”. E prendono vita davanti a chi legge queste pagine quelle raggiere o quelle stelle geometriche che si fanno non solo prospettiva vedutistica ma autentica e reale prospettiva di vita in un viaggio nel tempo, tra i colori e tra le immagini (molte inserite sapientemente nel testo) con una cifra netta e chiara: orgoglio e senso di appartenenza ma come frutto di studio attento, di osservazione acuta, di analisi profonda. E così emerge da quelle tele del Settecento quella prospettiva non artificiale ma reale e “delle cose” in una realtà che vive e cambia continuamente. Ed emerge una concezione della vita che è spazio e tempo insieme e solo spazio e tempo, rifuggendo dagli astrattismi nell’arte come nella storia (e gli esempi della storia a noi più cara potrebbero essere tanti). E tutto si sintetizza in quella curva “inesatta” e “irrazionale” che accompagna quelle vedute di Posillipo o di Chiaia e che somiglia a quelle “palle con l’effetto” che pure conosciamo bene da queste parti (io ero in curva sotto la pioggia e dietro la porta di quel portiere della Juve battuto da quella “palla” che sfuggiva ad ogni logica se non di quello che l’aveva “inventata”: il più famoso n. 10 della storia del calcio). Questo libro, perdonandoci le nostre digressioni, presenta tutti i requisiti per inserire le tesi di Adriana Dragoni tra le pagine dei libri di storia dell’arte nazionali e non solo ma con molti ostacoli, come sappiamo, perché Adriana Dragoni è Napoletana e le sue teorie hanno Napoli al centro. Motivo di fondo di queste ricerche ed un ostacolo di certo, prima o poi, superabile e con una metafora: quelle prospettive non sono solo prospettive di un quadro ma possono essere, prospettive di un futuro diverso per i Napoletani di domani se a disegnarle saranno i nostri ragazzi e con quell’orgoglio e quel senso di appartenenza che Adriana ha saputo individuare tra le pennellate dei nostri quadri.  


Gennaro De Crescenzo