mercoledì 20 luglio 2011

IN RICORDO DI OTTO D’ASBURGO

Non vorrei sbagliare ma la stampa napoletana lascia quanto meno a desiderare, il maggior quotidiano della città non ha ritenuto opportuno notiziare la morte dell’ultimo imperatore d’Austria avvenuta in un piccolo villaggio della Baviera, terra a noi particolarmente cara, per aver dato i natali alla nostra Regina Sofia che Iddio abbia in eterna gloria.
Con Otto d’Asburgo è andata via una pagina della storia dell’Europa.
Egli ha ben interpretato nella sua lunga vita una tradizione senza la quale nessuna costruzione politica potrebbe reggersi. I suoi conoscitori nella sua persona hanno potuto osservare l’evolversi degli accadimenti che nel bene e nel male hanno caratterizzato il vecchio continente. Un giornale non napoletano ha delineato la persona del defunto fin da quando bambino di appena quattro anni seguiva il feretro dell’Imperatore Francesco Giuseppe, fra il seguito oltre ad esserci il padre Carlo, che appena pochi anni or sono ha avuto la gloria dell’Altare, vi era la madre Zita ramo Borbone Parma. Dal triste evento che in quel lontano 1917 colpì l’Impero Austro- Ungarico fu possibile immaginare che da li a poco la grande unione di popoli sarebbe andata in frantumi. La famiglia imperiale fu costretta a un lungo esilio e alle diplomazie vincitrici non parve vero il calpestare impunemente la parte perdente. Francia e Inghilterra si distinsero, la prima spinta da odio atavico contro la dinastia asburgica la seconda forte di una diplomazia bugiarda e perversa convinse il deposto imperatore a scegliere la via dell’esilio. In precedenza, visto l’attaccamento della famiglia imperiale al suolo patrio fu effettuato il tentativo di reingresso di tutta la famiglia asburgica in Ungheria ma non fu permessa la residenza quantunque il titolo di re di Ungheria era indipendente dalla qualifica di imperatore d’Austria. Era nel destino che Il suolo portoghese avrebbe accolto la famiglia errante. Disagi, privazioni e quasi al limite della povertà furono le compagne che segnarono la famiglia. Una nave inglese dopo aver effettuato una lunga rotta nel Mediterraneo si portò nel basso atlantico e sbarcò il deposto imperatore e la consorte Zita nell’isola di Madera.
Il governo portoghese mise a disposizione degli esuli la villa confortevole di  Fuchal ma per ristrettezze economiche nelle quali versava la famiglia essi per esigenza furono costretti a abitare in un’altra modesta abitazione a Villa Quinta del Monte situata in luogo alto e dove non vi era neppure l’energia elettrica, un solo bagno serviva una vasta famiglia. L’umidità della zona, il freddo fecero si che minassero la vita dell’imperatore che colpito da polmonite lasciò serenamente questa terra spirando nel segno della cristianità confortato dalla tenera consorte Zita. Il giovanetto Otto di appena nove anni così ricordava quel tragico evento. Il suo corpo soffriva tanto, ma lo spirito era calmo. I funerali dell’imperatore furono improntati alla semplicità estrema. La bara poggiata su un carretto a due ruote fu portata al cimitero trainata da gente del luogo.
Tutto sembrava precipitare, quando la giovane vedova Zita decise di li a poco che il primogenito dovesse avere una educazione consona al ruolo che in un domani avrebbe potuto ricoprire, secondo il suo pensiero l’Austria aveva gran bisogno di una guida asburgica. Di li a poco tutto l’enturage familiare si rivolse a Otto con l’appellativo di maestà. Mercè l’interessamento del re di Spagna la famiglia si trasferì in quella nazione e Zita fece in modo che il giovane Otto potesse ricevere la formazione studentesca da primari intellettuali fatti venire apposta dall’Austria e Ungheria. Otto ebbe così modo di conoscere e amare il suo popolo tedesco e ungherese unitamente agli altri che si affacciavano sulle rive del Danubio. Gli anni trascorrevano, avvenimenti nella vecchia Europa non erano rari, in Italia il fascismo aveva preso il potere, anni dopo la Germania aveva cominciato a conoscere il nazismo, la piccola Austria era lacerata da sentimenti filo germanici che lasciavano intravedere l’unione dei popoli di idioma tedesco, spinte contrarie erano anche rilevanti. Si era giunti al 1928 quando il sedicenne Otto stava per completare il liceo, la famiglia viveva fra il Lussenburgo e il Belgio dove a Lovanio Otto avrebbe terminato gli studi. Un evento da ricordare fu il compimento dei 18 anni che fu festeggiato alla maniera austriaca e per il solenne avvenimento giunsero delegazioni dall’Austria e dall’Ungheria che resero omaggio al giovane maggiorenne. Nella sua amata Austria intanto si alternavano vari governi che avevano tutti una effimera durata. Fino a quando fu nominato cancelliere Dolfuss che ebbe l’appoggio particolare dell’Italia che temendo l’ingrandirsi della Germania ne appoggiò l’ascesa. Dolfuss fu assassinato poco dopo e il cancelliere che lo sostituì chinò il capo alla potenza germanica.
L’Austria perse l’indipendenza divenendo di fatto parte del Reich col nome di Marca Orientale. Allo scoppio della seconda guerra mondiale la famiglia imperiale trovò asilo negli Stati Uniti. Otto ebbe modo di essere apprezzato conferenziere difendendo in ogni occasione la sua patria.
Quello che venne in seguito appartiene all’odierno c’è da aggiungere che Otto e la famiglia rinunciarono a pretese sul trono d’Austria, e rientrarono nella loro terra. Dal 1974 fu membro del Parlamento Europeo eletto nella CDU tedesca e si è sempre battuto per i popoli che fecero parte del vecchio impero.
Oggi le sue spoglie riposano a Vienna nella Cripta dei Cappuccini mentre il suo cuore è tornato in Ungheria come sempre ha voluto la prassi.
E’ con dolore che noi neoborbonici inchiniamo la nostra bandiera.

Felice Abbondante